In ricordo di un amico


Sabato 8 Gennaio 2005 si è spento improvvisamente Franco Saburri: allievo, istruttore e soprattutto amico. Se n’è andato uno dei pochissimi veri artisti del bonsai in Italia.

La notizia ci ha colto impreparati: molti sono rimasti attoniti, altri frastornati, qualcuno non ci credeva… tutti abbiamo sentito un gran senso di vuoto.

Ho pensato a lungo su cosa scrivere per ricordare Franco. Inizialmente ho provato a raccontare la mia esperienza come suo allievo: dalla prima volta che mi sono rivolto a lui per un consiglio, alle giornate di lavoro con lui, alle lunghe e piacevoli conversazioni insieme da cui c’era sempre qualcosa da imparare. Ma sarebbe stato un articolo troppo personale, riduttivo e che, anche se molto sentito, non sarebbe stato adatto per l’occasione.

Poi ho provato a spiegare il ruolo che aveva Franco all’interno del nostro mondo bonsaistico: dalle affascinanti serate che teneva in ogni Club, ai seminari, ai consigli che sapeva sempre darti per scegliere un vaso o per lavorare una pianta, alla passione che è stato in grado di trasmettere a tutti coloro che hanno avuto modo di interagire con lui, specialmente grazie alle manifestazione cui prendeva parte anche come organizzatore: dalla Scuola d’Arte Bonsai, al Coordinamento; era una presenza costante ed importante in tutte le associazioni del Piemonte, della Lombardia e non solo. Ma Franco sapeva toccare l’animo di ognuno di noi in modo così singolare ed unico che non gli avrebbe reso affatto giustizia salutarlo con una sorta di curriculum vitae.

Infine ho pensato di descrivere la sensibilità e la delicatezza di Franco per come traspare dalle sue piante, l’eleganza e la semplice raffinatezza che si rivelavano dai suoi allestimenti e che si facevano notare in tutte le mostre, la sua umiltà nell’insegnare; ma queste cose non sono apprezzabili né in poche, né in tante righe, bisognava averle vissute con lui per comprenderne l’unicità.

Allora ho cercato le foto di alcune sue opere per schiarirmi le idee ed il motivo per cui tante parole per ricordarlo fossero vane è apparso evidente. Franco era un artista e le parole comuni non possono descrivere il suo modo di essere. Guardando quelle fotografie mi è riaffiorato inconsciamente nella memoria un passo del carme “Dei sepolcri” di Ugo Foscolo.

 

“Siedon custodi de’ sepolcri e quando

il tempo con le sue fredde ale vi spazza

fin le rovine, le Pimplèe fan lieti

di lor canto i deserti, e l’armonia

vince di mille secoli il silenzio.”

 

Quando il tempo distrugge le tombe, metafora della fisicità delle persone care, e ne cancella persino le rovine, la poesia eredita il compito di conservare la loro memoria, e la sua forza è tale da ridar vita ai deserti (simbolo dell’oblio) con la sua armonia, che vince la dimenticanza per mille secoli.

Quella stessa armonia è presente nelle opere di Franco; proprio ad esse è affidato il ricordo della sua sensibilità di artista e di uomo, sono la sua poesia, che vince di mille secoli il silenzio.

Non so quale sarà la sorte dei bonsai e dei suiseki di Franco, ma spero vivamente che chiunque ne avrà la futura responsabilità abbia coscienza del fatto che in esse c’è il suo modo di essere e la sua storia: sono una parte di Franco che vivrà con ognuno di noi e che continuerà ad insegnarci saggezza e semplicità, così come ha sempre fatto lui di persona.

Se è vero che siamo ciò che trasmettiamo agli altri, forse il modo migliore perché Franco continui ad essere vivo tra di noi è semplicemente che ognuno lo ricordi per ciò che di personale ha saputo lasciargli.

 

Mauro Coppa

il Bonsai Club Torino e

tutto il Coordinamento Bonsai Piemonte e Lombardia